carta/e - diario 16 pag. 23

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Codice di riferimento

Titolo

diario 16 pag. 23

Date

  • 1915/05/13; 1915/05/17 (Creazione)
  • Belluno; Venas di Cadore (Creazione)

Livello di descrizione

carta/e

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Nome del soggetto produttore

Storia archivistica

Modalità di acquisizione

Area del contenuto e della struttura

Ambito e contenuto

Testi relativi al viaggio Belluno-Venas di Cadore e alla vita del campo militare.

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Belluno 13 maggio 1915 (16.23)
Domani si parte per Pieve di Cadore, questo l’ordine, aspetto l’ora e il mezzo.
Così il piano di restare qui qualche giorno in quiete a lavorare, piano fondato sulle parole del Colonnello Liziola, va interrotto…

Venàs di Cadore 17 maggio 1915 (16.23)
I giorni qui passati sono lunghi quanto anni, mille cose da fare, mille ordini da eseguire, mille ordini da dare. Questa febbrile vita che ancora non è la guerra, ma che la prepara con energia è la vita mia, e di tutti i reparti, qui accantonati.
Compiuti i preparativi si è formato il treno militare al mio comando; il giorno 14 u.p. alle ore 20 e ci movemmo invece alle ore 21 e 16. Saluti, sventolii di fazzoletti e lagrime da parenti e amici che vennero sin qui su a Belluno a rivedere il richiamato alle armi e vecchio rispetto al giovane ventenne suo collega nella formata compagnia, all’entusiasmo si contrappose il buio che nulla ci fece apprezzare della via e dopo essere andato a diritta e a sinistra nella speranza di vedere qualche cosa, attraverso le bianche nevi, mi son deciso di buttarmi sul molle velluto del treno a dormire.
A Perarolo il Maggiore di Fanteria sig. Gamboni venne ad assumere informazioni sulla entità delle truppe da me condotte e se nulla di nuovo era accaduto.
Alle 24.40 si giunse a Calalzo. Qui il Maggiore Bissini mi ha comunicato il telegramma che ordinava di recarsi a Venàs da 70a « » di MTe che era anche ai miei ordini doveva recarsi a valle.
Dopo di aver fatto scaricare i carri e disposte le Compagnie in colonna col carreggio in coda ci si mosse da Calalzo alle ore 1 e 40 circa, a piedi per la via Nazionale. Una marcia a piedi quais forzata, giacché mi son messo avanti e non permisi di restare indietro a nessuno; del resto questi uomini sono pieni di buona volontà e rassegnati alla loro sorte di ora e non si dolgono di nulla.
Dopo una breve tappa a Pieve di Cadore patria di Tiziano Vecellio, al quale è eretta nella piazza dove sostammo, un monumento si procedette per Tai e a valle ho lasciato la 70a al tenente Romei.
Passata Vallesina alle 4 a pochi minuti eravamo a Venàs.
Venàs è a 860 sul livello del mare, la seconda frazione del Comune di Valle (la prima è Vallesina) situata in una bella posizione di fronte all’ampia valle del Ritte e al monte dello stesso nome 2181. Il Boite affluente di destra del Piave rumoreggia al suo fianco alimentando tante industrie fra le quali una segheria elettrica che sta vicina all’albergo il Borghetto dove alloggiamo.
Questa nota cominciata il 17, è finita ora 18 maggio, nella sua forma disorganica, dimostra quanto io mi trovi preso da mille pensieri, in questo momento non sono più un libero professionista, un borghese, e forse non dedico ancora tutto il mio spirito alla missione non lieve che sono chiamato a compiere.
Ho l’incarico di comandare una batteria da 75 A sul Col S. Anna, continuo a comandare la 70a C m.t. (8° MT) la quale sarà sfibrata fra le vicine fortificazioni (comanda il Settore il Tenente Colonnello Pizzolato).
Novità importanti: un’altra prova che la mia esistenza è lontana dal suo termine! Domenica 16 volli montare uno dei cavalli del carro per recarmi al Pian dell’Andro, senza sella, ma appena il cavallo ha inteso gli sproni ha fatto il diavolo a quattro tanto che mi ha sbalzato dal suo dorso e buttato a terra fra i suoi piedi recalcitranti. Molte ammaccature, ma son vivo.
A proposito ricordo qui che ho lasciato a casa uno scritto per il quale lascio tutto ciò che possiedo alla mia Enrica desiderando solo che questi album e i miei disegni riordinati vadano alla biblioteca comunale di Palermo (1922 fine – correggi Museo nazionale di Palermo).
Ritenendo questa volontà come la più precisa espressione del mio animo e dei sentimenti dell’affetto sincero che mi legano alla mia Pupona (la Signora Enrica Paterna Giovagnoli) appongo a queste righe la mia firma pregando il Generale Luigi Velardi di farne eseguire le opportune pratiche legali [segue firma].

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