carta/e - Podgora, diario 19 pag. 4

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Podgora, diario 19 pag. 4

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  • 1921/09/06-07 (Creation)
  • Trieste (Creation)

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  • Trieste: "Sul Podgora - Gorizia zona Sacra - Monumento Nazionale";
  • testo (che continua alla pagina successiva) relativo al pellegrinaggio in ricordo dei cadudi della guerra, al monumento funebre in loro ricordo sul Podgora e altri luoghi, nei dintorni di Gorizia, che furono scenario della Guerra.

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Trieste 7 settembre 1921

Pellegrinaggio devoto che noi abbiamo voluto compiere, pervaso il cuore di sacro amore di patrie e di riconoscente gratitudine per coloro che per essa caddero in queste terre delle epiche lotte, che segnano il calvario di un divino sacrificio!
Un'ora e più di treno, su una linea parallela nella quale eravamo passati, venendo, per un buon tratto ci ha fatto rivivere coi nomi celebri alla cruenta lotta che più che storica, pur così vicina a noi, è leggendaria per la sua grandezza, per fatti quasi al di sopra delle forze umane che in essa si compierono. A Gorizia, accolti dalla popolazione festante, che ha offerto doni alle nostre Donne,perché ne coprissero il luogo del sacrificio, da una musica dei fanti, che qui stanno a guardia della terra redenta, […] Passato Lucinico – completamente distrutto, e va ora risorgendo – ci siamo diretti al Podgora; il superbo obelisco si è mostrato a noi prima ancora di entrare nella Zona Sacra e gli automobili ci lasciavano ai piedi del Recinto esteso, dichiarato Monumento Nazionale.

ho trascritto le testate delle iscrizioni ed ho delineato l'unito schizzo, per volgere intensamente il mio sguardo e la mia immaginativa alle linee del bel Monumento e rendermelo indimenticabile. E' opera ispirata di un combattente l'architetto Riccardo De Grada, ed è stato eseguito sotto dalla sotto Direzione Genio Militare di Trieste.
Sulla lapide del fronte verso la via di accesso:
Calvario VIII- VIII – MCMXVI + Nel santo nome d'Italia – gloria – alle innumerevoli schiere di eroi – che in una passione di XV mesi – consacrarono a questo Monte – il tremendo nome di Calvario – preparando la grande vittoria – dell'amore, della giustizia, della libertà.
A tergo:
Non lacrime chiedono i Morti – ma qui chiamano – i viventi – a imparare come si ami la Patria.
Ai fianchi:
Signoreggiate il – nostro orizzonte – voi che l'avete riaperto: seguono i nomi dei Reggimenti e dei Reparti di Truppe che sul Podgora lasciarono la più bella gioventù.

Dal Podgora ci siamo avanzati, sempre in auto, sino a Salone, e l'Isonzo già insanguinato dal vermiglio sangue dei nostri fratelli, ci è stato sempre vicino […]
Ricoveri, in galleria o blindati, cavalli di frisio, reticolati, frammenti, e buche e fabbriche dirute lungo la via. Cimiteri, dalle mille croci, e dai segni di cemento, si alternano alle coltivazioni giovani, perché ieri, quì, come in tutto il Carso, maledetto dalla natura e dal nemico, e redento e benedetto dal sangue giovane dei nostri eroi, ieri quì tutto era distrutto ed arso e tutto ora risorge a nuova vita vigorosa, gagliarda, fra le lacrime delle vedove e delle madri che vengono a riesumare le ossa degli esseri amati.

Il pellegrinaggio nella valle di dolore ricomincia. Il Vallone di Doberdò che ci deve fare arrivare a Monfalcone è un succedersi di cimiteri fra gli altri il celebre della nube di gas asfissiante che dopo aver fatto strage di migliaia di nostri, con divino atto di giustizia ripiegava verso il nemico facendone strage.

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