Napoli 8 novembre 1917
Una grande tristezza insiste sul mio cuore da parecchi giorni; alle vittoriose avanzate che in due anni di lotta erculea avevano affermato il valore del nostro esercito si è contrapposta una notte di sfacelo.
Il bollettino del 24 ottobre fu il rivelatore della dolorosa nostra condizione; in quel giorno noi da attaccanti passammo ad essere gli attaccati e, con veemente preparazione nemica, le condizioni si aggravarono nella notte successiva nella quale in poche ore il nefando, brigantesco piede del nemico calpestò con rapidità inaspettata tutto il piano del Friuli ed ora avanza verso il cuore d’Italia, che ancora una volta dopo secoli vede il ceffo germanico nelle sue sacre terre.
Quattro nemici contro uno, provveduti da gas lacrimogeni, irritanti, vomitivi, da una solidarietà di intendimenti che è mancata alla Intesa, da una infame preparazione delle nostre truppe alle quali, nemici e traditori della Patria, prezzolati dall’oro tedesco e austriaco, avevano lasciato credere che bastava cedere le armi per avere la pace, per fare finire la guerra, ed ora questi vili ignoranti, che preferirono la morte e la schiavitù delle figli e delle mogli alla santa e naturale difesa del suolo nativo, sono stati trascinati per le vie di Vienna col cartello dell’obbrobrio alle spalle – traditori due volte della Patria e dell’onore.
Ma la colpa è anche un po’ di chi aveva di influire direttamente sulle coscienze non salde; la colpa è dei capi, è degli ufficiali subalterni, che dovevano spegnere, con la persuasione, le influenze malefiche, e dovevano accendere la fiamma dell’entusiasmo in tutti, senza affaticare gli obbedienti e frenando i ribelli alle giornaliere esecuzioni di ordini… La colpa è dei capi che pensarono a portare i camion(??) in alto, sui monti, che la nebbia ha inutilizzato, senza avere fortificato le valli, dove il nemico penetrò indisturbato per compiere la sua marcia trionfale sino alla città di Udine e oltrepassarla con la sua audacia consueta.
Ora siamo già in via di riorganizzazione, abbiamo salvata la 3a armata, poco è rimasto della 2a, e con l’ardimento della nostra cavalleria, che ha fatto sacrificio di se contro la cavalleria turca e germanica, per proteggere il ripiegamento, ci siamo potuti schierare dietro il Tagliamento prima ed ora, ripiegando dietro il Livenza.
Nella vallata del Po, sventuratamente, si potrà solo spiegare una battaglia campale aiutata dalla flotta, che dovrebbe far penetrare alle spalle grandi masse di esercito alleato, e chiudere dentro una gabbia di bajonette e di cannoni l’imprudente esercito invasore.
Dio non voglia che il nemico più forte, il tedesco, da cui gli altri supinamente dipendono, non abbia pensato di allargare la sua impresa e poi trincerarsi con gallerie sotterranee, e sparire, e fuggire, alla lotta campale; se così fosse la guerra si prolungherebbe sino al completo estenuamento della popolazione interna della Germania e dell’Austria, che potrebbe avvenire solo se l’America proibisse i rifornimenti ai neutri che sono in contatto con gl’Imperi…tre o quattro anni ancora!...
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Io avevo fatto qualcosa anche contro le mie teorie; per quanto in fatto a servizio militare non bisogna chiedere nulla, come a nullo è giusto rifiutarsi, pure ho voluto, e non ho potuto fare diversamente per rasserenarmi l’animo, fare domanda per essere ripreso in servizio qui a Napoli dove secondo l’indole del congedo io debbo stare come insegnante, a me pare che io abbia anche il diritto alla promozione a Maggiore e ciò ho anche chiesto al Comandante il Distretto da cui ora dipendo. Vedremo il risultato!