carta/e - diario 19 pag. 84

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diario 19 pag. 84

Date(s)

  • 1923/08/22 (Creation)
  • Venas di Cadore (Creation)

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  • Testo (che prosegue a pagina 86) sul pellegrinaggio ai luoghi della Guerra soprattutto a Col Sant'Anna.

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Venas 22 agosto 1923
Ieri il completamento dei 50 anni di vita della mia Compagna, della mia Enrica, fu da noi festeggiato nella quiete di una gita su Col Sant'Anna, campo dell'opera mia in difesa della Patrria, dal 14 maggio al 11 novembre 1915.

Partimmo alle 10 e 20 e alle 12 eravamo sul piano del Colle, dopo esserci fermati fra le rovine delle fortificazioni e a Bruttofien dove il Generale Ventura aveva fatto costruire il suo osservatorio con una stazione fotometrica [cfr. disegno pag. 82], il cui riflettore si avanzava su rotaie sino al limite del precipizio, per illuminare ed esplorare la vallata su cui si stende la via di Alemagna, attorniata dai paeselli di Peajo, Vinigo, Vado di Cancia, Borea, Resinego, S. Vito, e l'ultimo dell'antica frontiera: Chiappuzza, vallata frastagliata dai lucenti tratti dell'irruento Boite.
Lo schizzo che riproduce i resti di questo importante osservatorio, nella antecedente pagina, dà un'idea dell'ameno luogo che faceva dimenticare i pericoli a cui ci si esponeva.
Di Col Sant'Anna fortificato, più nulla! Rovine delle trincee che si individuano a stento, qualche via coperta resta, perché profondamente scavata; delle molte polveriere quasi tutte scavate dentro il monte non restano che gli incavi profondi nelle rocce. Restano i muri della casermetta dietro gli appostamenti, di questo importante ricovero hanno guastato le prese di acqua per la cisterna, distrutto e incendiato i solai, portati via tutti gl'infissi e tutti i finimenti.
Dopo aver consumato una buona colazione ci siamo rimessi in marcia per avere altre delusioni ricercando la Collina da me costruita, facile preda furono i numerosi e grossi tronchi che ne costituivano l'armatura solida, la galleria di passaggio da una piazzola all'altra.
Della costruzione già utile al sostegno delle frangitrici per la ghiaia utile al cemento armato, che si alterna alla costruzione in pietra della Casermetta, da me utilizzata come Corpo di Guardia e prigione, non restano che due muri. Nulla della baracca in legno che mi ha ospitato eccetto del solido ripiano e, starna cosa, un condotto obliquo ostruito di pietre che portava ad un pozzo nero da me fatto costruire per igiene.
Ma solo, vicino alla piattaforma in cemento armato su cui si appoggiava e moveva un antiaereo, un cassone sventrato, e carico di grosse pietre, con le fiancate braccioli ancora di colore vivo blu interrotto dalla fascia obliqua gialla, parla alla immaginativa, mesta per tale sfacelo di armamenti che non furono utili nel momento del pericolo maggiore, e rivela all'animo triste la dolorosa agonia di tanto vigore dato da mille e mille uomini per preparare la difesa classica della storica Chiusa del Cadore.
Andando in su a Col Piccolina e a Col Mao, altro abbandono, e solo alcuni balloni indicano il posto dove un ricovero blindato era stato costruito vicino allo sbocco di una importante galleria, lunga 200 passi, circa 150 metri, alta fra tre e quattro metri e non più larga di m. 3, che attraversa la collina di Col Mao preparata come rapido passaggio da un punto all'altro della via militare e più per ricovero di cannoni e uomini [cfr. disegno pag. 83]. Ma purtroppo la Galleria iniziata mentre io ero a Col Sant'Anna non ebbe assetto definitivo perché presi alle spalle gli uomini fuggirono o furon fatti prigionieri e pochi cannoni poteron esser salvati. I cittadine di Venas ne trovarono abbandonati con tutti gli attrezzi anche quando il nemico fu a sua volta preso prigioniero in queste terre aspre di cui si era facilmente impossessato

A Quoilo le Sig.ne Toscani ci hanno mostrato le case fienili dove si rifugiarono i nostri soldati prigionieri per non avere le vessazioni degli austriaci, i quali per tanto avevano anch'essi da lottare con la fame e lasciavano a digiuno tutti cittadini e prigionieri.

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